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Venezia

Ma Venezia è unica? Una lettura

13/03/2016

di Giacomo Corazzol

Il nostro amico Giacomo Corazzol ha recensito per un giornale israeliano un’antologia su Venezia curata dallo scrittore e traduttore Reuven Miran, pubblicata in Israele nel 2015 (Venezia, una storia d’amore, Nahar Books, Binyamina 2015, 267 p.). Riprendiamo qui la versione italiana del testo apparso in ebraico nell’inserto Sefarim (“Libri”) del quotidiano Haaretz l’11 marzo scorso. Dove ci si interroga sul modo di vedere le cose e di come sia facile perdere di vista la realtà. Forse per troppo amore?

Il nome di Reuven Miran è noto al pubblico dei lettori israeliani1. Laureatosi in filosofia alla Sorbona, Miran è autore di racconti, di sceneggiature e di traduzioni dal francese. Nel 2003 ha fondato la casa editrice Nahar Books. Nahar Books ha tra i suoi principali scopi la diffusione di voci appartenenti a minoranze discriminate e la promozione di valori umanistici universali.

[Per saperne di più…] su di noiMa Venezia è unica? Una lettura

  1. In italiano è disponibile il suo Memorie di una stagione morta, trad. di Barbara Passarella, Chambra d’Òc, Roccabruna (CN) 2011, 147 p. ndr [↩]

Archiviato in: Giacomo Corazzol, Letture Etichettato con: pagine scelte, Reuven Miran, Venezia

Diritti politici e diritti civili. Una discussione sul voto alle donne nel 1848 a Padova e a Parigi

07/03/2016

a cura di Piero Brunello e Filippo Benfante

Il 27 maggio 1848, nel settimanale padovano Il Caffé Pedrocchi. Foglio politico letterario, uscì un Dialogo fra un cittadino ed una cittadina che qui riproponiamo con una nota di Piero Brunello. L’autore del dialogo era un uomo, Cesare Magarotto, che si firmava con la sigla C.M. e che naturalmente parlava anche a nome della donna. Il tema della discussione era l’estensione del diritto di voto alle donne. Magarotto aveva sei sorelle. Un mese prima, anche a Parigi si discuteva di che cosa doveva significare “universale” quando si parlava di diritti e di suffragio. Tra le stesse donne, come ricorda una nota di Filippo Benfante, le opinioni divergevano.

[Per saperne di più…] su di noiDiritti politici e diritti civili. Una discussione sul voto alle donne nel 1848 a Padova e a Parigi

Archiviato in: Filippo Benfante, La città invisibile, Letture, Piero Brunello Etichettato con: 1848, Cesare Magarotto, Désirée Gay, documenti, Eugénie Noboyet, femminismo, George Sand, Jeanne Deroin, Michèle Riot-Sarcey, Padova, pagine scelte, Parigi, storia delle donne, storiografia, suffragio, Venezia

L’Arsenale, gli arsenalotti, il sestiere di Castello e la città. Dalle pagine del “Gazzettino” (1945-2015)

05/12/2015

di Lucio Sponza

Comincia il periodo delle strenne: è San Nicolò. Per l’occasione, Lucio Sponza ci offre un suo saggio che esamina la rappresentazione dell’Arsenale e degli arsenalotti, e la discussione sulla loro “sorte”, attraverso le pagine del Gazzettino, dal 1945 a oggi. Vista la lunghezza del saggio, come di consueto ne proponiamo qui di seguito una parte (quella conclusiva); per scaricare il testo integrale, cliccare qui.

Quanto al rapporto fra l’Arsenale e Castello, gli abitanti di questo sestiere non sembravano più essere preoccupati per la lenta agonia di quella che era un tempo la loro principale fonte di lavoro e di identità professionale. Chiedevano invece il lancio turistico del sestiere, e a tale scopo fu istituito un comitato che si limitò ad avanzare queste richieste:

1) l’utilizzo dell’imbarcadero ACTV della Biennale come punto di imbarco e sbarco di tutto il traffico da Punta Sabbioni al Cavallino; 2) lo sgombero della Riva degli Schiavoni dai rimorchiatori e da buona parte dei mezzi ACTV; 3) la rivalutazione della stazione marittima di riva dei Sette Martiri, con afflusso di navi passeggeri; 4) la valorizzazione del Museo Navale (spesso chiuso per carenza di personale), della chiesa di S. Giorgio degli Schiavoni, della basilica di S. Pietro di Castello e in genere delle bellezze turistiche del sestiere; 5) la creazione al pontile dell’Arsenale di un vero e proprio terminal per la linea del Tronchetto e per altre linee turistiche. (“Il Gazzettino”, 1 giugno 1979)

[Per saperne di più…] su di noiL’Arsenale, gli arsenalotti, il sestiere di Castello e la città. Dalle pagine del “Gazzettino” (1945-2015)

Archiviato in: La città invisibile, Lucio Sponza Etichettato con: Arsenale, Castello, Gazzettino, storiografia, Venezia

Riti di lutto per Valeria Solesin. Venezia, novembre 2015

30/11/2015

a cura della redazione del sito sAm

In questi giorni abbiamo chiesto ad amici e conoscenti di raccontarci la loro partecipazione alle cerimonie pubbliche dedicate dalla città di Venezia a Valeria Solesin, vittima degli attentati del 13 novembre a Parigi. Pubblichiamo le prime quattro risposte, che ci riportano la veglia del 18 novembre e il funerale del 24 con gli occhi (e i sentimenti) della generazione dei genitori.

Una veglia silenziosa, di Marco E.

Quando ieri sera sono entrato con mia moglie in piazza San Marco, una folla si era già raccolta attorno ai pennoni davanti alla basilica; poco dopo i Mori hanno suonato le sette, e sono comparse le candele accese. C’erano molti lumini spenti ai piedi dei pennoni, e qualcuno li distribuiva in giro. La folla è andata aumentando, ma il brusio rimaneva sommesso. Nessuno sapeva che rito fosse e quindi bisognava inventarlo. Per un po’ l’attività principale consisteva nel cercare di riparare i lumini dall’aria della sera e di riaccenderli quando si spegnevano, chiedendo aiuto ai vicini. Poi un gruppetto che stava davanti alla basilica si è mosso lentamente verso il centro della piazza: la folla ha fatto ala e si è formata così una processione lenta e silenziosa. Qualcuno ai margini (chi non aveva le mani occupate a tenere la candela) ha applaudito. Un gruppetto davanti al caffè Quadri ha alzato le candele verso l’alto: il gesto ha fatto il giro della piazza e a quel punto tutte le luci erano sopra le teste. È seguito un secondo applauso, ma quello che continuava a emergere era un brusio leggero.

[Per saperne di più…] su di noiRiti di lutto per Valeria Solesin. Venezia, novembre 2015

Archiviato in: La città invisibile, Lucio Sponza, Marco E., Maria Giovanna Lazzarin, Maria Marchegiani, redazione sito sAm Etichettato con: 13 novembre 2015, cronaca, Parigi, testimonianza, Valeria Solesin, Venezia

Polvere della storia e gerarchie dell’archivistica. Studiare l’Ottocento e il Novecento all’Archivio di Stato di Venezia

21/05/2015

di Piero Brunello

Pubblichiamo l’intervento tenuto da Piero Brunello il 14 maggio 2015, in occasione della riapertura della sede dell’Archivio di Stato di Venezia alla Giudecca, che conserva fondi ottocenteschi e novecenteschi.

Chiedevo documenti del Governo austriaco, e mi portavano una busta di cartone che nessuno aveva mai aperto dal 1821 o dal 1840, anni in cui un imperial regio impiegato d’ordine l’aveva legata con uno spago. Prima scuotevo con attenzione la busta per togliere lo strato di polvere, poi mi davo da fare per sciogliere il nodo (a volte non c’era altra scelta che strappare lo spago), e alla fine andavo a lavarmi le mani, operazione che mi sarei trovato a ripetere più volte nel corso della mattina. Spesso dovevo chiedere uno straccio per togliere la patina nera sulla busta e pulire il tavolo. Da allora mi è rimasta l’abitudine, quando vado in Archivio di Stato a Venezia, di mettermi una maglia scura, meglio se di colore blu: sconsigliate camicie bianche e giacche; mentre i miei amici che studiavano il Cinquecento, ricevevano registri tirati a lucido, come se una Fata Piumetta passasse ogni notte con la cera sui settanta chilometri di scaffali nei corridoi e nelle stanze dell’ex convento dei Frari. Anche la carta dei loro documenti mi pareva diversa: quella che portavano a me mi sembrava si sgualcisse con un niente, mentre quella del Cinquecento mi ricordava la pergamena dei film in costume, con i paggi e le trombe. 

[Per saperne di più…] su di noiPolvere della storia e gerarchie dell’archivistica. Studiare l’Ottocento e il Novecento all’Archivio di Stato di Venezia

Archiviato in: La città invisibile, Piero Brunello Etichettato con: archivistica, Giudecca, storiografia, Venezia

Cesare Vivante (1920-2014) e la sua “Memoria dei padri”. Un ricordo e una lettura

09/03/2015

di Benjamin Arbel

Poco più di un anno fa, il 12 febbraio 2014, Cesare Vivante è morto a Venezia, la città in cui era nato nel 1920. Quando abbiamo chiesto al nostro amico Benjamin Arbel, studioso della presenza veneziana nel Mediterraneo in età moderna, di mandarci un suo ricordo, Arbel ci ha proposto una lettura del libro che Vivante pubblicò nel 2009, La memoria dei padri. Cronaca, storia e preistoria di una famiglia ebraica tra Corfù e Venezia. La presentiamo qui di seguito, segnalando che di questo libro esiste anche una ampia anteprima in googlebooks.

1. Ho conosciuto Cesare e Dina Vivante una trentina d’anni fa. Un amico comune ci ha presentato, e da allora abbiamo mantenuto contatti non molto frequenti ma sempre amichevoli. Avevamo qualche interesse comune. Io ero storico di Venezia e mi occupavo soprattutto della presenza veneziana nel Mediterraneo e del ruolo degli ebrei in questo contesto. Cesare (mi pare che fosse già pensionato quando ci siamo incontrati per la prima volta) era impegnato nella conservazione del patrimonio culturale della comunità ebraica di Venezia – nel restauro delle vecchie sinagoghe del Ghetto, nonché nel restauro e documentazione del vecchio cimitero ebraico del Lido (collaborò, tra l’altro, a un volume davvero notevole sul cimitero ebraico)1.

[Per saperne di più…] su di noiCesare Vivante (1920-2014) e la sua “Memoria dei padri”. Un ricordo e una lettura

  1. Si tratta di La comunità ebraica di Venezia e il suo antico cimitero, ricerca a cura di Aldo Luzzatto, edizione a cura di Bernardo Crippa, Alessandra Veronese e Cesare Vivante, Il Polifilo, Milano 2000. [↩]

Archiviato in: Benjamin Arbel, Cesare Vivante, Letture Etichettato con: Corfù, Mediterraneo, ricordi, storiografia, Venezia

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