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Primo Maggio

Le canzoni dei piccoli maestri. Con auguri

30/04/2015

di Filippo Benfante

Per i nostri tradizionali auguri di buon Primo maggio, presentiamo alcune note che fanno riscoprire un Luigi Meneghello in una veste inconsueta: come fonte per un canzoniere della Resistenza pubblicato nel 1960. Torniamo così su temi che ci sono sempre cari: il canto sociale, la ritualità del movimento operaio, la speranza di un mondo migliore più libero e più umano.

1. “Cosa volevano le trombe?”: comincia così il secondo capitolo dei Piccoli maestri, quello in cui – dopo aver raccontato il ritorno, qualche settimana dopo la pace, con la Simonetta sui luoghi dove facevano gli “atti di valore”, o forse “le fughe” – Meneghello comincia il flashback che andrà dalla primavera del 1943 a Merano fino alla Liberazione a Padova su cui si chiude il libro. Quelle trombe, che talvolta sembravano parlare – “Chi è malà? chi è impestà?” –, si direbbe annuncino anche la musica e le canzoni che ricorrono nel racconto.

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Archiviato in: Filippo Benfante, La città invisibile, Letture Etichettato con: 25 aprile, anniversari, canzoni, Luigi Meneghello, Primo Maggio

Parole di Carlo Goldoni e Pietro Gori. Nota sul ritornello degli Stornelli d’esilio

03/05/2014

di Piero Brunello

Ancora sul Primo maggio: elogio di una canzone.

1. Il ritornello del celebre canto anarchico Stornelli d’esilio dice così: «Nostra patria è il mondo intero, / nostra legge la libertà, / e un pensiero / ribelle in cuor ci sta». La musica è di una canzone popolare toscana (La figlia campagnola), mentre il testo, pubblicato per la prima volta nel 1904, è di Pietro Gori (1865-1911). Con questa canzone Gori elaborò la propria esperienza e quella di tutti i compagni in esilio. Dopo aver dovuto lasciare l’Italia per Lugano, al tempo delle repressioni di Crispi, e quindi, pochi mesi dopo, anche la Svizzera all’inizio del 1895 (eventi che ispirano la sua ancor più celebre Addio a Lugano), Gori visse in Belgio, Germania, Inghilterra e Americhe.

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Archiviato in: La città invisibile, Piero Brunello Etichettato con: canzoni, Pietro Gori, Primo Maggio, storiografia

Primo Maggio in tempo di guerra. Reggio Emilia e provincia (1912-1918)

30/04/2014

di Marco Fincardi

Come già in altre occasioni, nel 2007 e nel 2012, per i nostri tradizionali auguri di buon Primo Maggio facciamo ricorso al nostro amico Marco Fincardi. Questa volta, dal suo studio (del 1990) sulla festa dei lavoratori nella provincia di Reggio Emilia riprendiamo le pagine relative ai Primi Maggio di guerra. È naturalmente anche un modo per ricordare il centenario della prima guerra mondiale da un preciso punto di vista.

L’“antibellicismo” è al centro delle celebrazioni nel reggiano sin dai primi anni del XX secolo e la tensione sale in occasione della guerra di Libia (1911-1912), quando i nazionalisti definiranno Reggio “la capitale turca d’Italia” per l’ampiezza della mobilitazione contro l’intervento italiano. Dal 1915 diventa ancora più dura: la festa si svolgerà sotto il segno del lutto e della gravità. Senso di isolamento e di accerchiamento; uomini al fronte e donne che scioperano sfidando anche il disprezzo dei benpensanti e senza ricevere appoggio nemmeno dalla Camera del Lavoro; divieti sempre più rigidi e repressione; cresce anche la distanza tra le organizzazioni e la comunità dei militanti…

Nell’intera provincia, intanto, tutta la propaganda – orale e stampata – e persino le decorazioni di quel 1° Maggio 1912 sono impostate senza esitazioni sull’opposizione alla guerra intrapresa dall’Italia. […] Ma […] l’ottimismo riformista dei reggiani trova difficoltà a fare i conti con ciò che avviene oltre l’ambito locale, in zone in cui il movimento operaio non è in grado di mantenere una posizione egemonica, o almeno una resistenza alle pressioni disgreganti che mettono in difficoltà le organizzazioni di classe. […]

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Archiviato in: La città invisibile, Marco Fincardi Etichettato con: pagine scelte, Primo Maggio, storiografia

Buon Primo Maggio

30/04/2013

di redazione sito sAm

Per augurare buon Primo Maggio, pubblichiamo nel nostro sito le immagini di alcune bandiere del movimento operaio italiano. Furono esposte a Torino, a Palazzo Carignano, nel 1980-81 in una mostra intitolata Un’altra Italia nelle bandiere dei lavoratori; le riprendiamo dal catalogo pubblicato dal Centro Studi Piero Gobetti e dall’Istituto Storico della Resistenza in Piemonte (Torino 1980, uscito con il sottotitolo Simboli e cultura dall’unità d’Italia all’avvento del fascismo). La mostra classificò e restaurò un buon numero di bandiere ritrovate dentro casse depositate all’Archivio Centrale dello Stato: si trattava di oggetti portati via dai fascisti dalle sedi di partiti, leghe e sindacati nel primo dopoguerra, ed esposti come trofei –  “le bandiere rosse strappate ai nemici della Patria” – nella Mostra della Rivoluzione Fascista in occasione del decimo anniversario della presa del potere, nel 1932 (si veda Mostra della rivoluzione fascista: 1. decennale della marcia su Roma, guida storica a cura di Dino Alfieri e Luigi Freddi, P.N.F., Roma 1933, da cui proviene la citazione).

Nell’Introduzione al catalogo della mostra di Torino, Guido Quazza sottolineava l’importanza, nella formazione del movimento operaio, dei riti, dei simboli e delle pratiche, come la scelta di dotarsi di una bandiera, la cura della sua confezione (il lavoro di ricamo eseguito dalle donne) e l’uso di issarla con precise regole nelle manifestazioni pubbliche.

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Archiviato in: La città invisibile, redazione sito sAm Etichettato con: bandiere, Primo Maggio

Primo Maggio dai due lati della barricata

01/05/2012

di Pietro Di Paola

Il nostro amico e corrispondente da Londra Pietro Di Paola asseconda la nostra passione per le origini del Primo maggio, quegli anni in cui si inventò una festa di cui si sentiva il bisogno, sfidando ostilità, incomprensione e repressione. “Vi mando un Primo maggio del 1895 raccontato da due punti di vista diversi”, ci ha scritto, allegando un ricordo di Pietro Gori (scritto nel 1907) e una cronaca contemporanea del quotidiano londinese “Morning Post”.

1. Come mostrano alcuni dei brani di Marco Fincardi che avete pubblicato, le cronache del Primo maggio variano secondo il punto di vista degli osservatori, partecipi o ostili. Ne sono un buon esempio anche due resoconti del Primo maggio 1895 a Londra: da un lato un ricordo di uno dei più celebri anarchici italiani, Pietro Gori (1865-1911), autore di alcuni canti ancora notissimi, come Addio Lugano bella o Gli stornelli d’esilio o l’Inno del primo maggio sull’aria del Va’ pensiero di Verdi; dall’altro la cronaca della stessa manifestazione pubblicata il 2 maggio dal quotidiano londinese “Morning Post”.

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Archiviato in: La città invisibile, Pietro Di Paola Etichettato con: cronaca, pagine scelte, Pietro Gori, Primo Maggio

Segnali di festa. Primo maggio reggiano e internazionalista

29/04/2012

di Marco Fincardi

Per festeggiare il Primo maggio 2012, presentiamo su gentile concessione dell’autore alcuni brani di due capitoli del bel libro del nostro amico Marco Fincardi: Primo maggio reggiano. Il formarsi della tradizione rossa emiliana, introduzione di Cesare Bermani, Edizioni delle Camere del Lavoro di Reggio e Guastalla, Reggio Emilia 1990 (2 volumi). L’anno di uscita non deve essere stato casuale: a cento anni dal primo Primo maggio, festeggiato (e combattuto) nel 1890. Il libro ci rimanda alle origini di una lunga tradizione, osservata in un luogo specifico: ricostruisce i modi, le canzoni e i riti con cui gli individui «si fecero sentire» nel Reggiano – ma all’interno di una dimensione nazionale e internazionale – fin dal Primo Maggio del 1890, lasciando in eredità un repertorio di simboli e di modalità espressive.

I capitoli che presentiamo sono l’ottavo, sulla colonna sonora del maggio reggiano, e il tredicesimo, sui significati e le simbologie che si concentrano sulla data e sulle modalità di svolgimento della festa.

Inno fuorilegge

Dalla rivoluzione del 1859, la creatività musicale aveva ricevuto un enorme stimolo dalla necessità di produrre un nuovo repertorio politico: marce, inni, arie patriottiche. Gli anni sessanta dell’ottocento rappresentano un periodo di eccezionale vitalità per i corpi filarmonici dei paesi padani. Particolarmente popolare era stato l’Inno di Garibaldi. [Per saperne di più…] su di noiSegnali di festa. Primo maggio reggiano e internazionalista

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