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1848

Diritti politici e diritti civili. Una discussione sul voto alle donne nel 1848 a Padova e a Parigi

07/03/2016

a cura di Piero Brunello e Filippo Benfante

Il 27 maggio 1848, nel settimanale padovano Il Caffé Pedrocchi. Foglio politico letterario, uscì un Dialogo fra un cittadino ed una cittadina che qui riproponiamo con una nota di Piero Brunello. L’autore del dialogo era un uomo, Cesare Magarotto, che si firmava con la sigla C.M. e che naturalmente parlava anche a nome della donna. Il tema della discussione era l’estensione del diritto di voto alle donne. Magarotto aveva sei sorelle. Un mese prima, anche a Parigi si discuteva di che cosa doveva significare “universale” quando si parlava di diritti e di suffragio. Tra le stesse donne, come ricorda una nota di Filippo Benfante, le opinioni divergevano.

[Per saperne di più…] su di noiDiritti politici e diritti civili. Una discussione sul voto alle donne nel 1848 a Padova e a Parigi

Archiviato in: Filippo Benfante, La città invisibile, Letture, Piero Brunello Etichettato con: 1848, Cesare Magarotto, Désirée Gay, documenti, Eugénie Noboyet, femminismo, George Sand, Jeanne Deroin, Michèle Riot-Sarcey, Padova, pagine scelte, Parigi, storia delle donne, storiografia, suffragio, Venezia

Venezia salvata da due ungaro-austriaci? Pagine dal Quaderno 12

06/04/2014

di Luca Pes

In occasione della presentazione del Quaderno 12 del 7 aprile 2014, riprendiamo alcune pagine del saggio di Luca Pes che chiude il libro: Venezia salvata da due ungaro-austriaci? Il Quarantotto tra ammutinamento e resa. Nel suo saggio, Pes riflette sulle scelte compiute dai protagonisti austriaci degli eventi del marzo 1848, in particolare quelle del governatore militare Zichy, che accettò di ritirare le truppe e per questo in seguito sarebbe stato accusato e condannato per tradimento. Le testimonianze di parte austriaca lasciate da Anton von Steinbüchel, Georges de Pimodan e dal tenente Gustav citate da Pes sono pubblicate (in traduzione italiana) nel Quaderno stesso. Già nel marzo 2012 avevamo presentato sul nostro sito alcune pagine del Quaderno, che si possono vedere cliccando qui.

In questo saggio, tentiamo di costruire un racconto della rivoluzione veneziana da un punto di vista austriaco. È una storia di marinai, arsenalotti, soldati, principesse, governatori e comandanti. A questi ultimi, in genere, viene attribuito un ruolo importante, ma più per la facilità con cui hanno ceduto, spiegata in termini di debolezza, fungendo spesso solo da contraltare all’abilità di iniziativa dei rivoluzionari italiani. Qui, invece, abbiamo cercato di restituire a questi personaggi capacità di visione e di scelta, all’interno delle contraddizioni dell’impero di allora, travolto da eventi straordinari. I due governatori, Alois Palffy e Ferdinand Zichy, austriaci di nazionalità ungherese, diventano protagonisti nel salvare Venezia dai bombardamenti e dalla repressione militare che la logica alla Joseph Radetzky avrebbe voluto imporre. […]

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Archiviato in: Luca Pes, Quaderni Etichettato con: 1848, pagine scelte, storiografia, Venezia

“Che i mandatarii rendano conto”. No, è una “inquisizione pedantesca”. Una discussione sulle procedure di voto (Venezia, febbraio 1849)

31/10/2013

a cura di Piero Brunello

Torniamo di nuovo al Quarantotto: la lettura del verbale di una seduta dell’Assemblea veneziana dei rappresentanti del febbraio 1849 è stata stuzzicata dalle discussioni che si ascoltano in questi giorni (fine ottobre 2013) a proposito delle modalità di una votazione nel Senato della Repubblica italiana.

Nota preliminare. Nell’Assemblea dei rappresentanti di Venezia del Quarantotto, votata a suffragio universale maschile su base parrocchiale, si discusse se adottare il voto palese o il voto segreto. A intervenire sono quasi tutti avvocati (professione del resto ben rappresentata all’Assemblea). La prima proposta si appella al diritto del popolo di controllare i propri rappresentanti; la seconda, al fatto che il rappresentante è eletto non per rendere conto al popolo, ma per fare il bene del popolo secondo coscienza. Chi è a favore del voto palese accusa il voto segreto di essere la maschera del suddito, mentre il cittadino si assume le proprie responsabilità alla luce del sole; chi sostiene il voto segreto risponde che il popolo non sempre riesce a capire come stanno le cose, e afferma che l’opinione pubblica non riflette le convinzioni del popolo (che oltretutto non dovrebbe occuparsi di politica ma pensare ad altro) bensì la faziosità dei partiti. In particolare a Venezia i sostenitori del voto segreto si appellano all’uso della Serenissima: cioè un’oligarchia aristocratica, ribattono i sostenitori del voto palese. Peraltro, tutti, indistintamente, escludono che il rappresentante del popolo possa essere influenzato da altri interessi che non siano il bene del popolo e la propria coscienza; si tratta di trovare, dicono, la garanzia migliore per assicurare tale condizione. 

[Per saperne di più…] su di noi“Che i mandatarii rendano conto”. No, è una “inquisizione pedantesca”. Una discussione sulle procedure di voto (Venezia, febbraio 1849)

Archiviato in: Letture, Piero Brunello Etichettato con: 1848, documenti, Venezia, voto

“Un’orribile carneficina”, “un vero macello” e “una delle più belle giornate della vita”. Un episodio della sortita di Forte Marghera, 27 ottobre 1848

25/10/2013

di Piero Brunello

Claudio Pasqual, in un intervento pubblicato qualche settimana fa, ha ricordato lo scontro avvenuto il 27 ottobre 1848 a palazzo Taglia «vicino ai Cappuccini, vale a dire l’edificio di via Costa che ospita oggi l’asilo nido comunale “Chiocciola”». Piero Brunello ha ripreso le testimonianze su quell’episodio, limitandosi alle fonti di parte italiana. Il contesto è quello della sortita che i volontari italiani, che difendevano Forte Marghera, fecero contro le truppe imperiali che tenevano Venezia sotto assedio sin da giugno. Se ne ricava, tra le altre cose, che chi fece il Quarantotto non era restio a fare la guerra: erano le armi a stabilire amicizie e complicità maschili, attraverso la guerra si selezionavano i fratelli, categoria dalla quale i soldati croati, fedeli all'imperatore, erano esclusi. Ritroviamo insomma molti dei temi messi in luce nel quaderno numero 12, al quale rimandiamo i nostri lettori.

1. La testimonianza più dettagliata è quella di Antonio Morandi, allora colonnello, presente ai fatti. Dopo anni di esilio in Inghilterra, nel 1848 Morandi si trovava nel Peloponneso, dove comandava la gendarmeria che dava la caccia ai briganti. Arrivato a Venezia nel settembre 1848 con i volontari del battaglione “Italia libera”, fu spedito a forte Marghera, e un mese dopo partecipò alla sortita. Tornato nel Peloponneso dopo la resa di Venezia alla fine agosto 1849, fu messo in carcere, dove scrisse le sue memorie, da cui traggo alcune notizie.

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Tra uomini: una replica

13/08/2013

Piero Brunello risponde a un commento che Rosanna Trolese ci ha inviato qualche mese fa, e torna così sull'intervento che aveva tenuto in occasione della festa per i 25 anni di storiAmestre. In discussione ci sono i rapporti tra uomini e donne sulla scena pubblica, in primo luogo durante la rivoluzione veneziana del 1848, ma non solo.

Cara Rosanna,

seppure in ritardo vorrei rispondere al tuo commento al mio Tra uomini – discorso che ho tenuto alla festa di storiAmestre –, in cui scrivevi: «Bello bello, da allora le donne sono state relegate in casa? Anche se, nel caso delle veneziane, non mi sembra si siano lasciate zittire (v. Impiraresse ecc…)». Ti ringrazio per averci scritto, anche perché queste poche righe sintetizzano chiaramente un punto centrale del rapporto tra uomini e donne, visto dalla parte delle donne.

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Archiviato in: La città invisibile, Piero Brunello Etichettato con: 1848, anniversari, intervento, storiografia, Venezia

Tra uomini. Divagazioni sul Quaderno 12 di storiAmestre

29/05/2013

di Piero Brunello

Pubblichiamo il discorso tenuto da Piero Brunello il 25 maggio 2013, a Forte Mezzacapo (Zelarino, Mestre), in occasione della festa per i 25 anni di storiAmestre.

Questo discorso è volto a promuovere la diffusione e la vendita del Quaderno 12 di storiAmestre, Rivolta e tradimento. Sudditi fedeli all’imperatore raccontano il Quarantotto veneziano (2012). Se non ne fossi coinvolto come curatore, non avrei difficoltà a dichiarare che è un bel libro, oltre che per le questioni che discute, anche per le storie che presenta. Accenno a una, che nel libro non è centrale, e che io invece porto qui in primo piano. Il 22 marzo 1848, il conte Zichy, governatore militare di Venezia, firma la resa davanti a un gruppo di borghesi senza far intervenire l’esercito; come sbarca a Trieste, viene mandato alla corte marziale. Perché si comporta così? Tra le varie ipotesi che allora si fecero, si disse che amava una donna italiana – lui, un alto dignitario ungherese (ungaro-austriaco come lo definisce Luca Pes nel suo saggio). La congettura non gli faceva onore, né agli occhi dei suoi, né a quelli dei veneziani, che pure mostrarono più comprensione (almeno Niccolò Tommaseo).

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