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Maria Giovanna Lazzarin

Riti di lutto per Valeria Solesin. Venezia, novembre 2015

30/11/2015

a cura della redazione del sito sAm

In questi giorni abbiamo chiesto ad amici e conoscenti di raccontarci la loro partecipazione alle cerimonie pubbliche dedicate dalla città di Venezia a Valeria Solesin, vittima degli attentati del 13 novembre a Parigi. Pubblichiamo le prime quattro risposte, che ci riportano la veglia del 18 novembre e il funerale del 24 con gli occhi (e i sentimenti) della generazione dei genitori.

Una veglia silenziosa, di Marco E.

Quando ieri sera sono entrato con mia moglie in piazza San Marco, una folla si era già raccolta attorno ai pennoni davanti alla basilica; poco dopo i Mori hanno suonato le sette, e sono comparse le candele accese. C’erano molti lumini spenti ai piedi dei pennoni, e qualcuno li distribuiva in giro. La folla è andata aumentando, ma il brusio rimaneva sommesso. Nessuno sapeva che rito fosse e quindi bisognava inventarlo. Per un po’ l’attività principale consisteva nel cercare di riparare i lumini dall’aria della sera e di riaccenderli quando si spegnevano, chiedendo aiuto ai vicini. Poi un gruppetto che stava davanti alla basilica si è mosso lentamente verso il centro della piazza: la folla ha fatto ala e si è formata così una processione lenta e silenziosa. Qualcuno ai margini (chi non aveva le mani occupate a tenere la candela) ha applaudito. Un gruppetto davanti al caffè Quadri ha alzato le candele verso l’alto: il gesto ha fatto il giro della piazza e a quel punto tutte le luci erano sopra le teste. È seguito un secondo applauso, ma quello che continuava a emergere era un brusio leggero.

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Archiviato in: La città invisibile, Lucio Sponza, Marco E., Maria Giovanna Lazzarin, Maria Marchegiani, redazione sito sAm Etichettato con: 13 novembre 2015, cronaca, Parigi, testimonianza, Valeria Solesin, Venezia

Giardini paradisiaci. Dallo “spunti-no storico” del 28 novembre 2014

02/02/2015

di Anna Maria Dal Moro, con una presentazione di Maria Giovanna Lazzarin

Pubblichiamo il testo della relazione tenuta da Anna Maria Dal Moro allo “spunti-no storico” del 28 novembre 2014, e dedicata alle immagini dei giardini nel Corano. In una breve introduzione, Maria Giovanna Lazzarin spiega le ragioni di questo incontro con storiAmestre.

Presentazione, di Maria Giovanna Lazzarin

Di uno che va in pensione non si smette mai di dire che è fortunato, ma sotto sotto ci si chiede: che farà mai adesso?

Quando nel 2013 incontrai dopo molto tempo Anna Maria Dal Moro mi disse che una volta andata in pensione aveva realizzato il suo sogno: studiare l’arabo, reiscrivendosi all’università e laureandosi con una tesi sul giardino islamico. Per me fu una doppia sorpresa: da dove veniva il desiderio di studiare l’arabo? che mondo si celava dentro il giardino islamico? 

Nel 2013 storiAmestre si occupava, tra l’altro, di come la nostra specie stesse sottomettendo lo spazio naturale e irreggimentando i fiumi, e cercava segni che andassero invece nella direzione di rispettare i segreti processi delle acque, dell’humus, degli altri viventi. Così pensai di proporre all’associazione di invitare Anna a parlare di giardino islamico in uno degli spunti-ni storici. 

[Per saperne di più…] su di noiGiardini paradisiaci. Dallo “spunti-no storico” del 28 novembre 2014

Archiviato in: Anna Maria Dal Moro, La città invisibile, Letture, Maria Giovanna Lazzarin Etichettato con: acque, Corano, giardini, Siria, spunti-ni storici

“Salva Italia” o “Rottama Italia”? Una lettura

15/10/2014

di Maria Giovanna Lazzarin

La nostra amica Giovanna Lazzarin invita a leggere RottamaItalia, il recente istant-book reso disponibile in rete dalla rivista “Altraeconomia”. Si tratta di un tentativo di mettere in guardia l’opinione pubblica nei confronti del famigerato decreto “Salva Italia” varato dal governo Renzi nel settembre 2014, e di mobilitarla contro la conversione in una legge che, sotto pretesto di “snellire” la burocrazia e rilanciare l’economia, faciliterebbe l’iter di nuove “grandi opere”, tra cui l’autostrada Mestre-Orte. Ma i rischi legati a queste “grandi opere” (imposte) sono ormai noti: dall’indebitamento pubblico alla speculazione, dalla corruzione alle conseguenze ambientali e paesaggistiche.

1. In Italia vi è da tempo una riflessione e un ripensamento sulle cosiddette “grandi opere”, quelle che necessitano di investimenti importanti e promettono sviluppo e lavoro, ma incontrano spesso l’opposizione dei residenti, preoccupati per l’invasione del loro territorio coi rischi conseguenti, e degli ambientalisti che contestano l’utilità delle opere e il modello di sviluppo a cui si ispirano.

A Venezia, per esempio, il 30 novembre 2013 si è svolto un corteo contro le grandi opere promosso da don Albino Bizzotto, il fondatore di Beati i costruttori di pace. Da tutto il Veneto sono arrivate migliaia di persone in rappresentanza di più di 160 comitati: dal Comelico dove ci si batte contro la strada Intervalliva con l’Austria, al Polesine della centrale di Porto Tolle, dai comitati contrari alla nascita della mega area commerciale sulla Riviera del Brenta, Veneto City Green, a quelli che protestano contro l’ampliamento dell’aeroporto di Treviso o contro la Superstrada Pedemontana Veneta o chiedono di lasciar perdere l’autostrada Orte-Mestre e utilizzare i soldi per mettere in sicurezza la Romea. Il dibattito sulle grandi opere è rimasto presente per uno-due giorni sui giornali locali, poi è stato dimenticato. 

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Archiviato in: Acque alte a Mestre e dintorni, La città invisibile, Maria Giovanna Lazzarin Etichettato con: intervento, tutela dell'ambiente

Un cippo è un cippo (cercasi montanaro disperatamente)

07/12/2013

di Maria Giovanna Lazzarin

Quando qualcosa appare incongrua e fuori luogo, lì c’è una storia da ricostruire. Una ricerca cominciata dopo aver notato un “elemento del paesaggio” a lungo sfuggito all’osservazione, per scoprire il vecchio percorso di via Gazzera alta. 

Era una calda mattina di marzo del 2012. Improvvisamente, imboccando in bici la via Gazzera alta a Mestre, l’occhio mi cadde su un masso piuttosto robusto, alto una settantina di centimetri, che giaceva inclinato all’ingresso della via, sulla sinistra, tra due pali segnaletici.

          

Aveva l’aria di una vecchia signora un po’ incerta e trascurata nel suo stare, ma – questo mi aveva incuriosito – portava ben visibili dei segni neri sui due lati esposti alla strada. Fermai la bici e scoprii che quei segni erano parole accompagnate da frecce. Sul lato est: per Asseggiano. Sul lato sud: freccia a destra, per Mestre; freccia a sinistra, per Chirignago. Non di un semplice sasso si trattava, bensì di un cippo segnaletico.

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Archiviato in: La città invisibile, Maria Giovanna Lazzarin Etichettato con: descrizione, Mestre, paesaggio

Caso, destino, responsabilità. Una lettura sul Vajont

07/10/2013

di Maria Giovanna Lazzarin

Dopo aver ascoltato l’autore a Mestre, il 17 settembre 2013, Maria Giovanna Lazzarin ci scrive a proposito dell’opuscolo di Luigi Rivis, La storia idraulica del “Grande Vajont” rievocata da un addetto ai lavori… (2012). La lettura di Lazzarin mostra come le coincidenze della vita s’incrociano con le previsioni di un modello idraulico, rassicuranti finché non vengono tragicamente smentite dalla realtà, e di conseguenza con un certa idea di sviluppo e di tecnica.

“Venerdì 20 luglio 1714, a mezzogiorno, il più bel ponte di tutto il Perù si spezzò, facendo precipitare nell’abisso sottostante cinque viaggiatori”. Così comincia il romanzo Il ponte di San Luis Rey, di Thornton N. Wilder (sottotitolato La misteriosa complicità di caso e destino nell’edizione Demetra, Verona 1994; l’originale americano e la prima traduzione italiana risalgono alla fine degli anni Venti). L’autore, attraverso l’artificio del manoscritto ritrovato, vi racconta la ricerca fatta da Fra Ginepro intorno alle vite delle cinque vittime per capire la misteriosa complicità di caso e destino: come mai proprio quelle persone si erano trovate lì al momento del crollo?

Questo libro mi è tornato in mente mentre leggevo per la prima volta La storia idraulica del “Grande Vajont” rievocata da un addetto ai lavori che allora c’era (pubblicato nel 2012 da Momenti AICS Editore, Belluno, 96 pagine), di Luigi Rivis, vice capo della centrale elettrica di Soverzene all’epoca della tragedia e scorrevo velocemente le pagine in cui l’autore descrive la progettazione e la costruzione della diga del Vajont dal 1940 al 1962 per arrivare a scoprire la sua vicenda personale nel disastro, una vicenda che sembra legata al caso o al destino.

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Archiviato in: Letture, Maria Giovanna Lazzarin Etichettato con: anniversari, Vajont

Una voce dal sottosuolo. Rio Cimetto parla

29/05/2013

di Maria Giovanna Lazzarin

Pubblichiamo il discorso tenuto da Maria Giovanna Lazzarin il 25 maggio 2013, a Forte Mezzacapo, in occasione della festa per i 25 anni di storiAmestre.

Se per caso in questi giorni vi trovate a passare lungo la via Rio Cimetto alla Gazzera, potreste incontrare una signora sulla settantina, minuta, coi capelli arruffati e gli occhi che brillano posta accando a una siepe che delimita la piazza Santa Barbara, come se stesse facendo la guardia.

A cosa fa la guardia? 

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Archiviato in: Acque alte a Mestre e dintorni, Centro documentazione città contemporanea, La città invisibile, Marcello Meneghin, Maria Giovanna Lazzarin, Quaderni Etichettato con: Chirignago, intervento, Marzenego, Mestre

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