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Davide Zotto

Come si vendono i libri a fine 2015. Con una “lettura” di fascette editoriali

11/02/2016

di Davide Zotto

Il nostro amico e socio Davide Zotto, che lavora in una libreria “di catena” di Padova, spiega quali politiche commerciali ha adottato negli ultimi anni un editore noto a livello nazionale. Con una lettura di fascette editoriali.

Negli ultimi anni l’editore Newton Compton ha adottato una politica commerciale molto aggressiva. Ai prezzi bassi, da sempre praticati, sono state affiancate altre azioni che hanno portato l’editore ad avere una presenza massiccia all’interno delle librerie che prima non aveva. Due sono gli elementi che hanno permesso questa nuova situazione: da un lato la crisi economica, dall’altro gli accordi commerciali con le catene librarie.

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Archiviato in: Davide Zotto, La città invisibile, Letture Etichettato con: librerie, libri, tecniche di vendita

“In culo a Cecco Beppe”. Dal diario di Carlo Emilio Gadda

09/12/2014

di Davide Zotto

Il nostro amico Davide Zotto ci manda alcune note prese leggendo il Giornale di guerra e di prigionia di Carlo Emilio Gadda.

Carlo Emilio Gadda, classe 1893, si arruolò volontario e venne nominato sottotenente nella milizia territoriale nell’agosto del 1915 (p. 9). Aveva già presentato domanda in marzo: credeva in quella guerra, la considerava una guerra d’indipendenza. “Io odierò il nemico prepotente, che vuole in mano sua il mondo, e lo combatterò finché potrò” (p. 327). La prima destinazione fu Edolo, dove al “Bazar Edolo” acquistò un quaderno (p. 8). Cominciò così a prendere note e appunti.

Gadda scrisse in tutto sei quaderni durante la guerra e la successiva prigionia. Sono stati pubblicati in tempi diversi (prima da Sansoni nel 1955, poi da Einaudi nel 1965), tranne uno (il Giornale di guerra: ottobre 1916-1917), andato smarrito durante la battaglia di Caporetto: “Se avessi lontanamente previsto ciò che stava per succedere gli avrei fatto recare della mia roba dalla mia cassetta e soprattutto il mio diario di Torino-Clodig il più prezioso oltre che per notizie per apprezzamenti ecc.” (p. 288). In un metodico elenco degli oggetti lasciati in mano al nemico “per forza maggiore”, scrive: “il prezioso diario del 1917 (Torino, Carso, Clodig), con la storia delle mie speranze e delle mie sofferenze” (p. 444). 

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Il nostro conforto era bestemmiare. Da “Terra matta” di Vincenzo Rabito

24/09/2014

di Davide Zotto

Il nostro amico Davide Zotto ci manda un’altra sua lettura centrata sul tema prima guerra mondiale.

Questa volta vi presento alcune pagine dedicate alla prima guerra mondiale che si trovano nella lunga autobiografia di Vicenzo Rabito, pubblicata nel 2007 da Einaudi sotto il titolo Terra matta. È un libro che ha avuto un discreto successo, e di cui si è parlato molto per la sua originalità. Rabito, nato nel 1899 a Chiaramonte Gulfi (Sicilia), scrisse le vicende della sua vita, dalla nascita fino al 1970, in 1027 pagine dattiloscritte tra il 1968 e il 1975. Rabito morì nel 1981 e nel 1999 il figlio Giovanni propose e quindi consegnò il testo all’Archivio diaristico nazionale di Pieve Santo Stefano, che lo insignì del premio Pieve-Banca Toscana nel 2000.

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Archiviato in: Davide Zotto, Letture, Vincenzo Rabito Etichettato con: prima guerra mondiale

Dal “Diario di un imboscato” di Attilio Frescura

06/09/2014

di Davide Zotto 

Riceviamo e pubblichiamo una nuova lettura sulla prima guerra mondiale del nostro amico Davide Zotto.

Il revival del centenario della prima guerra mondiale mi ha dato finalmente lo spunto per comprare e leggere un libro che avevo visto citato in varie occasioni e che mi aveva colpito per il titolo particolare. È un famoso libro di memorie della grande guerra: il Diario di un imboscato di Attilio Frescura (1881-1943). Durante la guerra Frescura fu tenente ufficiale di comando, un ruolo che gli permise di trascorrere il periodo bellico nelle seconde linee. Non visse sulla propria pelle la trincea, ma vide – e nel diario raccontò – i feriti che tornavano dalla trincea e dagli “osservatòri” poté esaminare gli effetti devastanti del fuoco di interdizione. Un giorno un generale, saputo del suo incarico presso il comando, lo definì un “imboscato”, da cui il titolo del diario. Nella prefazione alla prima edizione, uscita nel 1919, stampata dalla tipografia Galla di Vicenza, Frescura sottolinea come «Il combattente abbia sempre qualcuno che è “imboscato” rispetto a sé». E per mantenere questa posizione di privilegio un “imboscato” deve eseguire le direttive superiori: il giudice deve comminare la fucilazione e il censore non può esimersi dal denunciare.

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Archiviato in: Attilio Frescura, Davide Zotto, Letture Etichettato con: prima guerra mondiale

La guerra austriaca sul fronte italiano. Una lettura

20/08/2014

di Davide Zotto

Il nostro amico Davide Zotto ci manda un’altra lettura di tempi di guerra: il fronte italiano nel maggio 1915, visto dalla parte austriaca, dalle pagine di Fritz Weber, Tappe della disfatta (ed. or. 1933).

In questi giorni in cui si commemora l’inizio della prima guerra mondiale ho scelto un brano dell’inizio del conflitto, ma quello cominciato circa un anno dopo, sul fronte italiano, nella zona di Lavarone. Il punto di vista è quello di un tenente di artiglieria austriaco, Fritz Weber (1895-1972, secondo la voce di wikipedia Italia). Arruolato nel maggio del ’15 in previsione dell’attacco italiano, Weber venne destinato al forte di Verle. Fece la guerra combattendo prima sul fronte trentino, in seguito sull’Isonzo, poi sul Piave e infine visse la ritirata attraverso la Slovenia. Pubblicò le sue memorie di guerra sotto il titolo Das Ende einer Armee nel 1933, il libro venne tradotto e pubblicato in Italia nel ’35 dall’editore Corticelli, con il titolo Tappe della disfatta; dal ’65, con la stessa traduzione e lo stesso titolo, è nel catalogo Mursia in perenne ristampa. L’edizione che ho io dovrebbe essere del 2012. 

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Un’uniforme insanguinata e un ragazzo. Una lettura sull’attentato di Sarajevo

25/07/2014

di Davide Zotto

Come ci aveva annunciato qualche giorno fa, il nostro amico Davide Zotto ci manda la sua lettura del libro di Gilberto Forti, A Sarajevo il 28 giugno, pubblicato da Adelphi per la prima volta nel 1984 e da poco riedito.

All’inizio una foto: l’uniforme insanguinata che Francesco Ferdinando indossava il giorno dell’attentato, conservata al museo militare di Vienna, che mi fa venire in mente le camicie rosse garibaldine conservate nei musei del Risorgimento italiani.

Poi undici personaggi immaginari raccontano Francesco Ferdinando: la sua vita, il suo matrimonio, i contrasti con la famiglia, le passioni, le manie, le debolezze, l’attentato. L’arciduca descritto da diversi punti di vista, così come viene raccontato da diverse angolazioni l’attentato di Princip. Francesco Ferdinando, spietato cacciatore ed eccelso giardiniere, tratteggiato in dieci “storie in versi”; l’undicesima, raccontata da un fantomatico medico serbo, è dedicata a Gavrilo Princip: narra la sua prigionia dopo l’attentato, e la sua morte e si conclude con alcune domande espresse dal narratore: fu eroe o assassino? la guerra sarebbe scoppiata lo stesso?

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Archiviato in: Davide Zotto, Gilberto Forti, Letture Etichettato con: Francesco Ferdinando d'Austria, Gavrilo Princip, prima guerra mondiale

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