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Carlo Freguglia

Lamento del Freguglia in memoria di 18 euri trasàa (scialacquati)

20/06/2015

di Carlo Freguglia

Il nostro amico Carlo Freguglia ci propone una lettura di giugno, da sotto il solito fico, questa volta con un lamento: non solo per gli euri scialacquati ma anche per il modo in cui si continuano a pubblicare le lettere di Carlo Emilio Gadda.

Il 4 di giugno del 2015 è giunto a tutte le librerie d’Italia che ne hanno fatto richiesta un volume della Adelphi, Piccola Biblioteca, intitolato «Se mi vede Cecchi sono fritto». Corrispondenze e scritti 1962-1973. In copertina, al posto che di solito compete agli autori, si leggono i seguenti nomi: Carlo Emilio GADDA e, nella riga seguente, Goffredo PARISE. Naturalmente Gadda e Parise non hanno scritto alcun libro a quattro mani. La confezione del tutto si deve a Domenico Scarpa.

Il libro, al netto dell’indice dei nomi consta di 323 pagine a stampa (da p. 13 a 336). In realtà sono qualcosa meno (la 222, la 224, la 278, la 300 e la 302 sono bianche). Scendiamo a 318. Posto che le 15 lettere di Gadda occupano 34 pagine e ¼ (coprono il periodo 29.X.1962-31.V.1963) e per le tre di Parise a Gadda ne occorrono 4 e ¾ a chi si devono le 284 pagine residue?

A Parise per circa 23 pagine: una sua lettera a Valentino Bompiani e cinque articoli, tre apparsi sul Corriere della Sera e due sulla rivista Libri nuovi. Le pp. 303-336 sono occupate da un saggio di Domenico Scarpa intitolato Due complici in fuga. 34 di Scarpa più 23 di Parise fa 67. Ne restano 215. A cosa servono?

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Archiviato in: Carlo Emilio Gadda, Carlo Freguglia, Letture Etichettato con: Domenico Scarpa, edizioni Adelphi, Goffredo Parise

Il professor Ossola, Erasmo da Rotterdam e Delio Cantimori. Cabalizzo da sotto un fico

17/05/2015

di Carlo Freguglia

Dopo molti mesi, il nostro amico Carlo Freguglia torna a condividere con noi le sue letture.

Nel Corriere del Veneto del 28 aprile 2015 il professor Cesare De Michelis definisce il saggio di Carlo Ossola, Erasmo nel notturno d’Europa, Vita e Pensiero, Milano 2015, “breve e fulminante”.

*

Sul breve non si discute. Le pagine, al lordo delle bianche, sono 125. Pagine? Paginette (griglia cm. 14,5 per cm. 8; 30 righe per pagina, 53 battute per riga). Da esse ne vanno detratte undici per l’indice dei nomi. Le son undici invece delle quattro bastevoli a causa del combinato disposto dei caratteri di corpo generoso e della scelta di proporli su di una singola colonna.

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Archiviato in: Carlo Freguglia, Letture Etichettato con: Carlo Ossola, Delio Cantimori, Erasmo

Letture a fianco della stufa economica

28/11/2013

di Carlo Freguglia

Passata l’estate, lasciato il fico, il nostro amico Carlo Freguglia continua a tenerci al corrente delle sue letture. Questa volta ci parla di Nicola Gardini, I Baroni. Come e perché sono fuggito dall’università italiana (Feltrinelli, Milano 2009). L’articolo è già apparso su “el Campanon. Rivista Feltrina”, a. XX, n.s., 31 (giugno 2013), pp. 56-60; ringraziamo la direzione della rivista che ci ha gentilmente concesso di riprenderlo.

Non va mica bene segnalare un libro a quattr’anni e passa dalla sua uscita. Salvo che ne sono venuto a conoscenza poche settimane fa. L’ho visto citato in una filippica contro un ex sindaco di Venezia. Per mia fortuna, e a mia parziale scusante, è stato ristampato in edizione economica proprio quest’anno.

Il libro parla parecchio di Feltre. Specialmente della sua università per antonomasia, vale a dire la sezione staccata di un istituto milanese nato sulle ceneri della Bocconi lingue, fiorita in cittadella or sarà mezzo secolo grazie agli auspici congiunti del professor Silvio Baridon e dell’onorevole Leandro Fusaro. L’unica vera, quella che, oltre a produrre laureati in gran copia, ha generato sulle principali vie d’accesso al borgo, grazie a degli amministratori più entusiasti che lungimiranti, una specifica segnaletica in bandone (città universitaria). Un’università che da qualche anno ha chiuso baracca e burattini ma, grazie a dio, non la biblioteca. Cosa ne sia della segnaletica vi saprò dire.

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Archiviato in: Carlo Freguglia, Letture Etichettato con: Feltre, università

Letture sotto al fico. 2

26/07/2013

di Carlo Freguglia

Il nostro amico Carlo Freguglia ci racconta un’altra sua lettura estiva, un “carteggio tra due amici”, entrambi professori di storia: uno “un Amleto attempato, male in gamba, amabile, talora, quanto la scorza di un fico d’india”, l’altro “un Prospero nel fiore degli anni, fine, saggio, paziente come il suo nonno-bisnonno de La tempesta, anche se del tutto sprovvisto, nel governo dei fatti suoi, di mantello magico, charms (incantesimi, mi raccomando, no caramelle tuttifrutti) e spiriti obbedienti”.

San Giacomo incombe. Dei bravi librai nelle vetrine le copertine chiamano già. Che fare? Persistere nel non curarsi di romanzi (e premi) o approfittare del fico, della sdraio sotto al fico e della caraffina di pastis (tintinnante di glaçons) per una messa in pari (approssimativa, si capisce) giusto il minimo sindacale? A Ferragosto con fico, sdraio e pastis si chiude. Riparte la vita operosa. Bisogna sbrigarsi.

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Archiviato in: Carlo Freguglia, Delio Cantimori, Gastone Manacorda, Letture

Letture sotto al fico

23/07/2013

di Carlo Freguglia

Il nostro amico Carlo Freguglia ci racconta una sua lettura estiva, tra cronache di oggi e anniversari, compreso quello di "Libera nos a malo" (1963-2013).

Quando Hanged by the neck di Arthur Koestler e C.H. Rolph uscì in Inghilterra (si era nel 1961) “i disgraziati cui legalmente si ‘slogava l’osso del collo’ si conta[va]no ormai sulle dita delle mani”. Nel frattempo la pena di morte è stata abolita. Che senso ha allora leggere adesso, a cinquant’anni e più di distanza, la traduzione italiana pubblicata da Comunità nel 1963 col titolo La forca in Inghilterra? Non ci sono temi più attuali? Bah. Quelli ci sono sempre, che discorsi.

Ho trovato passi suggestivi. Parto dal “femminicidio” di cui molto oggi si discorre. L’uso di una parola che non c’è nel dizionario (neologismo) induce a pensare che uccidere le donne sia un fatto nuovo. Un’emergenza.

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