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Il mago di Oz in abito da sposa. Su un recente studio sul clima in Veneto

14/04/2013

di Maria Giovanna Lazzarin

Maria Giovanna Lazzarin, membro del gruppo “Acque alte a Mestre e dintorni” e curatrice, insieme a Maria Luciana Granzotto, del Quaderno di storiAmestre dedicato a questo tema, ha letto per noi un rapporto sulle tendenze climatiche in Veneto, condotto dal servizio meteorologico dell'ARPAV di Teolo e curato da Giuseppe (Pino) Sartori, biologo che lavora presso l’Ufficio territorio del Consiglio Regionale del Veneto. Giovanna Lazzarin ci fa sapere anche che il testo integrale del rapporto può essere scaricato dal sito del Consiglio Regionale del Veneto.

Seguendo i casi di allagamento e alluvione avvenuti in Italia negli ultimi dieci anni mi ero fatta l’idea che questi fenomeni, legati a precipitazioni intense, rivelassero una nuova condizione climatica con la quale fare i conti anche in futuro. Le persone con cui mi trovavo a parlare mi davano ragione, ma mi rendevo conto che questi discorsi avevano il valore di una conversazione da bar, in cui si traggono sentenze dalle esperienze proprie e del proprio giro senza una seria documentazione.

Ritengo quindi molto interessante lo studio curato di recente da Giuseppe (Pino) Sartori: Eventi meteorologici estremi. Dati e valutazioni sulla radicalizzazione del clima in Veneto, pubblicato dal Centro stampa del Consiglio Regionale del Veneto (“Veneto tendenze”, 2, settembre 2012, 99 p.).

Sartori è un biologo che lavora presso l’Ufficio territorio del Consiglio Regionale del Veneto; in questa pubblicazione presenta alcune ricerche che utilizzano i dati statistici, forniti dall’ARPAV, sulle precipitazioni degli ultimi cinquant’anni, per capire se in questo periodo ci siano stati dei cambiamenti climatici in regione e se abbiano riguardato alcune aree del Veneto in particolare. 

L’analisi è molto accurata e documenta con modelli matematici come in cinquant’anni siano aumentate le precipitazioni estreme; inoltre, mostra come questa tendenza si sia ulteriormente accentuata negli ultimi venti anni, mentre contemporaneamente sono diminuite le precipitazioni complessive annue.

Alcune zone sembrano particolarmente colpite: la costa centrale e meridionale, i Colli Berici, il feltrino. La ricerca ha un taglio prevalentemente descrittivo, ma individua alcune cause fisiche di questa fragilità. Per esempio finalmente ho capito come mai nella terraferma veneziana le piogge più intense e disastrose avvengano in settembre: è una questione di direzione dei venti, di rapporto tra aree di bassa e alta pressione, ma in primis di differenza di temperatura tra terra e mare, proprio come ci spiegavano, alla scuola media, per il monsone indiano: in settembre il mare ha una temperatura più alta rispetto alla terraferma e “costituisce un’importante fonte di energia per i fenomeni climatici” (p. 66). 

Ma le influenze sul clima non sono solo locali. Un ruolo importante, come ci hanno abituato a vedere le mappe di previsione del tempo, lo gioca il sistema di circolazione atmosferica localizzato nell’Oceano Atlantico settentrionale e caratterizzato dalla oscillazione ciclica (NAO) della differenza di pressione al livello del mare tra l’Islanda e le Azzorre. A condizioni di NAO positiva, come succede dagli anni Ottanta del secolo scorso, “corrispondono solitamente inverni più umidi e miti in Europa centro-settentrionale e più secchi sull'Europa meridionale e sul Mediterraneo, Veneto compreso” (p. 21). 

Il Veneto quindi non è isolato, l’Italia intera subisce una diminuzione delle precipitazioni annue negli ultimi vent’anni, ma solo in alcune regioni settentrionali, la nostra compresa, si assiste a un incremento di eventi metereologici estremi. Non che questi mancassero nel passato; nel testo vengono descritte, citando cronache d’epoca, terribili tempeste, grandini, alluvioni, inondazioni avvenute a Venezia e terraferma tra 1822 e 1825. Solo che adesso sono più frequenti e soprattutto si scatenano su un territorio molto più edificato.

Da ultimo lo studio si chiede se siano aumentati anche eventi estremi tipo trombe d’aria. Sono state tristemente famose nel secolo scorso la tromba d’aria che fece 23 vittime sul Montello (TV) il 24 luglio 1930 e quella che, partendo dai Colli Euganei, si abbatté sulla laguna di Venezia l’11 settembre 1970, causando 36 morti. 

Ma l’inizio del nostro secolo è funestato da episodi ricorrenti che fanno pensare a un aumento anche di questi fenomeni:

– 15 giugno 2007, vento molto forte a Venezia, in località San Giuliano, nel mentre si svolgeva un concerto all’aperto;

– 9 luglio 2007, tromba d’aria sull’Alpago;

– 6 luglio 2008, tromba d’aria a Salboro (PD); 

– 6 giugno 2009, tromba d’aria a Vallà di Riese Pio X (TV); 

– 23 luglio 2010, venti molto forti con possibile tromba d’aria a Montegrotto Terme (PD) e Pellestrina (VE) (p.75).

È da sperare che la nostra regione non diventi un Kansas, dove ogni casa è provvista di botola in cui rifugiarsi durante il ciclone e si possono raccontare storie quali il mago di Oz. Ma a questo ho pensato leggendo che nel tornado del 9 luglio 2007 tra la val Belluna e l’Alpago un abito da sposa è stato aspirato dalla soffitta di una casa scoperchiata di Cornolade Alte e ritrovato alcuni giorni dopo da un gruppo di escursionisti nella vicina regione Friuli Venezia Giulia, appeso a una roccia nei pressi della cima del Monte Frascola (p. 83).

Archiviato in: Acque alte a Mestre e dintorni, Letture, Maria Giovanna Lazzarin, Pino Sartori Etichettato con: Arpav, Teolo

Interazioni con il lettore

Commenti

  1. giannarosa vivian dice

    16/04/2013 a 17:50

    Bravo Pino a impegnarsi su questi temi, a raccogliere e far circolare, e brava Giovanna a non lasciare cha vadano disperse, tra i mille problemi e solleciti e pressioni di varia natura della nostra vita di ogni giorno, notizie importanti come queste
    Giannarosa Vivian

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