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E chi ci pensava sennò? Una lettera di Marco Toscano

07/06/2010

di Marco Toscano

Questa volta, il nostro amico Marco Toscano interviene dopo le ultime polemiche sul coro di allievi della scuola media "Giuseppe Gioacchino Belli" di Roma, che ha intonato "Bella Ciao" davanti ai funzionari del ministero della Pubblica Istruzione.

Lunedì 7 giugno 2010

Cari amici di storiAmestre,

possibile che il Nord-est sia sempre avanti? Gli esempi recenti di Mirano e Mogliano vanno presi sul serio, come “laboratori politici” da cui partono segnali che si propagano? Un via libera per tutti? Una gara di zelo? Sapete che raccolgo note e aneddoti sulle canzoni; ecco, un amico che studia seriamente queste cose mi ha sempre portato come esempio il fatto che l’inno fascista Giovinezza fu adottato dalle bande municipali subito dopo la marcia su Roma, prima ancora che arrivassero ordini dall’alto.

Alla vigilia del 25 aprile vi avevo mandato le mie note su Bella Ciao, sulla scia delle polemiche scoppiate a Mogliano e diventate di dominio nazionale. Passa un mese, e a Roma scoppia un nuovo “caso”. Sarete a conoscenza dei fatti: il coro degli alunni di una scuola media di Roma, alla fine di un saggio di fine anno eseguito presso il ministero della Pubblica Istruzione, ha intonato Bella Ciao. Si trattava di un fuori programma non concordato con la dirigenza scolastica. Nel giro di poco, immagino il giorno dopo, la preside ha mandato una lettera a docenti, alunni e famiglie, definendo quanto accaduto “un atto deplorevole e privo di senso, che non può essere semplicisticamente considerato come una ragazzata”. Tra le altre cose, la preside ha scritto che “esistono luoghi e tempi opportuni nei quali sostenere con la serietà del proprio lavoro, idee e convincimenti che, pur nella libertà di pensiero, non devono mai diventare mancanza di rispetto o offesa verso istituzioni o persone”. Almeno così vedo virgolettato sui giornali e sui siti – io ho seguito le notizie soprattutto sul sito di Repubblica, tra le pagine nazionali e la cronaca di Roma; ho tenuto d’occhio anche il blog di Sandro Portelli, ma non è ancora apparso nulla; intanto alcuni genitori si sono presentati a cantare Bella Ciao davanti ai cancelli della scuola.

Come si legge dalle cronache che avete pubblicato, la "garanzia di libertà di espressione" e l’idea che Bella Ciao offenda “istituzioni e persone” mi sembrano gli stessi concetti che si è cercato di stabilire a Mogliano e a Mirano.

In ogni modo, il motivo per cui vi scrivo è comunicarvi questo: da giorni si parla di disobbedienza dei ragazzi e di reazione della preside; ma non sarebbe invece il caso di parlare di obbedienza della preside?

Siccome la scuola media è intitolata al Belli, mi è venuto spontaneo aprire una raccolta, al sonetto 403, L’UBBIDIENZA, dove si fa notare che obbedire, cioè lasciar pensare il sovrano ed eseguire, “è un gran riposo”.

Nò, vveh, ccristiani, nun è vvero mica
Che ppe ubbidì cce vò tanta pazienza.
È un gran riposo all’omo l’ubbidienza;
E ppe cquesto in ner monno è cussì antica.

Ma ssentite, ch’Iddio ve bbenedica,
Che bbella verità: er Zovrano penza,
E er zúddito esiguissce; e in conzeguenza
Oggnuno fa ppe ssé mmezza fatica.

E a cchi de noi saría venuto in testa
De pagà la dativa ariddoppiata
Si er Papa nun penzava puro a questa?

Un essempio e ffinisco. Ar teatrino
Chi la sostiè la parte ppiù ssudata?
Dite, er burattinaro o er burattino?

(12 settembre 1835)

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Archiviato in: La città invisibile, Marco Toscano Etichettato con: Bella Ciao, Gioacchino Belli, intervento

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